In 25 città “sciopero sociale” contro il Jobs act. In piazza studenti, Cobas e precari VIDEO PISA

Articolo preso da: Repubblica.it

ROMA – L’intenzione? Uno strike per azzerare tutto: far cadere in un colpo solo tutti i birilli che frenano la ripresa, che sviliscono il welfare state. In pratica? Oltre venti cortei in tutti Italia, azioni già da questa notte, presidi e sit-in. Il 14 novembre è il giorno dello Strike Sociale. Una mobilitazione in cantiere da alcuni mesi. Cobas e sindacati autonomi, studenti e precari, attivisti per i diritti civili, esponenti dei centri sociali e delle “occupazioni culturali”. Contro il Jobs Act, contro la Buona Scuola, contro austerità e privatizzazione dei Beni Comuni. Proponendo un modello di sviluppo che è semplicemente in rotta di collisione rispetto a quello del governo Renzi. Una nuova tappa delle proteste di quest’autunno. Una tappa che le forze dell’ordine registrano come “calda”.

Questione “sicurezza”. Il Viminale ha giocato d’anticipo. E nella riunione, lunedì, del Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica è stato delineato uno scenario che si muove tra la “l’assoluta garanzia del diritto a manifestare e la massima fermezza nell’assicurare il rispetto della legalità”. Il rischio, per le forze di sicurezza, è quello consueto: c’è il timore che piccoli gruppi di manifestanti possano far salire il livello di guardia, cercando di realizzare “azioni” in prossimità di quelli che vengono definiti obiettivi sensibili: sedi di ministeri, di enti pubblici e di banche. E gli occhi sono puntati soprattutto su Roma, dove dovrebbe concentrarsi il maggior numero di persone.

Chi manifesta? Tra gli organizzatori della giornata ci sono i Cobas, in corteo contro “le distruttive politiche di austerità della Ue e del governo Renzi”, contro il Jobs Act, l’abolizione dell’art.18, la precarietà e le privatizzazioni, la legge di Stabilità e il Fiscal Compact, il blocco dei contratti nel Pubblico Iimpiego. E con richieste che vanno dall’abolizione della Legge Fornero a pensioni adeguate per tutti, dal reddito minimo garantito a consistenti aumenti di salari. Poi investimenti per scuola, sanità e trasporti e difesa a oltranza dei Beni comuni e del diritto alla casa. A Roma i Cobas partiranno da piazza della Repubblica alle 10 per arrivare, intorno alle 15, all’esterno del Miur.

Gli studenti. Mettono al centro la critica alla “Buona Scuola” di Renzi. E soprattutto mettono a disposizione la loro capacità di elaborazione e di mobilitazione. Per loro il 14 novembre significa soprattutto il giorno che precede la chiusura della consultazione online lanciata dall’esecutivo. Taglio ai fondi per l’Università, questioni relative all’erogazione delle borse di studio, l’equazione tra “edilizia scolastica e dramma”. E le loro piazze non si sovrappongono del tutto a quelle dello sciopero sociale: i cortei previsti sono oltre sessanta. Molti dei quali ispirati dalla campagna “Io Volgio”, una serie di cartoline in cui si misurano le differenze tra le aspettative dei ragazzi italiani e le concrete possibilità che li aspettano nel mondo del lavoro. E saranno soprattutto loro ad animare la giornata: si prevedono anche azini in notturna.

Benecomunisti. Si rispolvera lo slogan della campagna referendaria del 2011, “si scrive acqua, si legge democrazia”. Ai cortei anche il Forum dei Movimenti per l’Acqua Pubblica. Commentano: “Abbiamo la consapevolezza che il Governo Renzi sta conducendo un duro attacco all’architettura sociale del nostro paese”. Un attacco che passa “attraverso un processo di privatizzazione dei servizi pubblici e dei beni comuni, trasformando i diritti da garantire a tutti in un bisogno da vendere a milioni di clienti”. In definitiva: la nuova Italia “che ha in mente Renzi, sono le vecchie privatizzazioni imposte con una buona dose di autoritarismo”.

Cultura occupata.
Dalla Fondazione Valle in giù. Le manifestazioni saranno animate dai lavoratori della cultura e dello spettacolo ormai in mobilitazione permanente da oltre tre anni. “Lavoriamo per costruire un’alternativa reale, concreta” fatta di una nuova politica per “gli spazi pubblici”. Il loro è uno strike per la cultura, mosso dal rigetto verso le soluzioni immaginate dal Jobs Act di governo e dalla richiesta di “maggiore impegno per la de-fiscalizzazione della cultura”. Da L’Asilo di Napoli al Macao di Milano fino ai Sale Docks di Venezia e all’Angelo Mai di Roma: in prima fila nei cortei del 14 novembre.

No Grandi Opere e movimenti per l’Abitare. L’Expo come simbolo di un modello di sviluppo che punta tutto sull’immagine e che non pensa neanche per un attimo al futuro dei lavoratori italiani. E le Grandi Opere come simbolo di un modello fallimentare. Sopratutto a Torino, Milano, Venezia, Catania e Palermo, i cortei vedranno la partecipazione di tutti quei comitati che si battono sui territori per proporre alternative concrete alla “distruzione ragionata e scientifica delle nostre risorse”.

Sciopero di genere. In piazza anche le associazioni Lgbt. Che partono dai dati: “Omosessuali, lesbiche e bisessuali continuino a subire discriminazioni sul lavoro più degli eterosessuali (22,1% contro il 12,7%) e siamo costretti e costrette a dover gestire anche la crisi del maschio tradizionale, la cui perdita di centralità sociale e produttiva spesso si traduce in un aumento della violenza di genere e dell’aggressività omo-lesbo-transfobica”.

I centri sociali e gli antagonisti. Notevole la mobilitazione dei centri sociali. Dai quali è partita buona parte dell’organizzazione dello sciopero. Nelle ultime ore i “Centri Sociali del Nord-Est” hanno diffuso in rete motivazioni e obiettivi della loro partecipazione. Si legge: “Scioperare il 14 novembre vuole dire questo: immaginare una città libera dalla rendita parassitaria della speculazione e dell’accumulazione finanziaria per iniziare a praticare un divenire comune della ricchezza. Il tema del diritto alla città, senza esclusioni e discriminazioni, è un’alternativa al degrado delle esistenze che ci rende precari”. E dai settori antagonisti arrivano domande sulla capacità delle piazze recenti – come quella della Cgil – di rappresentare tutto il dissenso. L’intento è partire dal 14 novembre per ideare un movimento in grado di porsi come nuovo ammortizzatore sociale.

Act. In piazza anche Agire, Costruire, Trasformare la rete di comitati nata durante le recenti elezioni europee per radicare sul territorio le istanze di una nuova sinistra europea, da Tsipras in giù. E arriva da loro il versante mediattivistico della manifestazione. Dalla “Guida Intergalattica al Jobs Act” fino ai “18 punti per la riforma del lavoro”. Punti che verranno diffusi nelle piazze di domani e sui quali, sperano i promotori di Act, potrebbe aprirsi un fronte comune ai movimenti di sinistra sul tema delle politiche del lavoro.

La Fiom a Milano. Anche il sindacato di Maurizio Landini sarà in piazza a Milano. “Piazze diverse, stessi temi” la posizione del sindacato. Ed è solo il primo atto: la Fiom sarà a Napoli il 21 novembre, a Cagliari il 25 e a Palermo il 27.

I cortei principali si terranno a Torino, Genova, Milano, Brescia, Padova, Venezia, Trieste, Bologna, Firenze, Pisa, Lucca, Massa Carrara, Siena, Roma, Cagliari, Terni, Pescara, Campobasso, Napoli, Salerno, Bari, Taranto, Cosenza, Catania e Palermo.

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